My Little Italy, l’ultima creazione del pianista francese Jean-Pierre Como, offre un viaggio luminoso nel
tempo ed è la promessa di una serata solare e festosa.
Pianista di primo piano della scena jazz, Jean-Pierre Como è un virtuoso tanto delicato quanto
appassionato; in questo progetto musicale ci presenta il fenomenale cantante Walter Ricci, con una
carriera in forte ascesa, iniziata come semi finalista nel prestigioso Thelonious Monk International
Jazz Competition.
Jean-Pierre Como svela con “My Little Italy” una parte della sua Italia intima, fatta di momenti,
profumi, luoghi che esistono, sono esistiti o esisteranno... Accompagnato dal maestro della batteria
André Ceccarelli, un vero mito in terra francese, e dal poetico contrabbassista Rémi Vignolo, il
concerto presenterà un repertorio di canzoni – in inglese, napoletano e italiano, nonché brani
strumentali, che uniscono la dolcezza di ballad accattivanti e l’energia di brani swing e latini.
Introduzione al concerto di sabato 17 giugno presso le Officine Giletta.
L’incontro divulgativo, dal taglio informale, presenta la musica di Horace Silver, uno dei più grandi
compositori della storia del jazz, con video, fotografie, ascolti e molte chiacchiere. Sarà l’occasione
per presentare il concerto della Monday Orchestra. Alle Officine Giletta il 17 giugno.
Alle ore 20,30 visita guidata alla magnifica Cappella Marchionale e al suo ciclo pittorico tra i più
interessanti della pittura piemontese del primo Cinquecento, legati alla storia familiare dei Marchesi
di Saluzzo.
Ritorna uno degli appuntamenti clou della stagione di Jazz Visions! E sul palco che si insinua tra i meandri della azienda metalmeccanica si esibirà una delle orchestre migliori del panorama nazionale. La Monday Orchestra proporrà un programma incentrato sulla figura del grande pianista Horace Silver, compositore prolifico che ci ha lasciato alcune delle pagine più belle e riconosciute della storia del jazz. I sontuosi arrangiamenti orchestrali danno nuova luce ad una musica che ha affascinato intere generazioni di appassionati del “groove”, quella spinta irrefrenabile che ci fa muovere e non può lasciarci indifferenti.
Il successo riscontrato nelle precedenti edizioni e le sensazioni provate nel trovarsi in uno dei luoghi più belli e panoramici della Val Po, con l’imponente massiccio del Monviso in primo piano, mentre il sole sorge tra le suggestioni sonore, ci ha convinti a ripetere un’esperienza sensoriale difficile da descrivere. E anche quest’anno l’appuntamento sarà doppio, per chi vorrà raggiungere La Vardetta, altra località incantevole della Val Po.
Rucas, località sciistica, si trasforma per gli eventi estivi e la pista da sci diventa platea per il
pubblico: una coperta sarà il modo migliore per sistemarsi ed assaporare il concerto!
Artista eclettica, cantautrice, figlia d’arte, cresciuta all’insegna della musica e dello spettacolo,
l’artista siciliana fa del canto un veicolo emotivo forte e coinvolgente, con una forte impronta jazz,
accompagnata dal suo trio, complice nell’assecondare ogni intenzione e sfumatura interpretativa.
Due appuntamenti in cui i protagonisti se le “suonano” di santa ragione, parlando e discutendo di jazz,
con fotografie, ascolti, video, con un taglio divulgativo e informale, rivolti ad un pubblico curioso.
«Jazz Disco Ring» mette in scena, come in un incontro di pugilato, le impressioni di due ben diversi
ascoltatori: uno che il jazz lo fa, il pianista Luigi Martinale, e uno che il jazz lo giudica, lo
storico Claudio Sessa.
Proponendo al pubblico dischi e video dialogano, anche accapigliandosi, su due grandi aspetti del jazz,
musica al tempo stesso di divertimento e di riflessione, “di pancia” e “di testa”, da ballare e da
meditare
Una serata in cui la sorpresa non mancherà, perché Trois d’ Union incontrerà anche le neuroscienze: Silvia Cucchi, nel duplice ruolo di pianista e ricercatrice, racconterà la mente musicale vista con lo sguardo della scienza. Musica jazz e divulgazione scientifica dialogheranno sul palco in un percorso di ascolto e scoperta del cervello che improvvisa e compone musica.
Il concerto “Martha J. & Chebat Quartet Plays the Beatles” propone del vivo i brani del loro ultimo
album dedicato ai Fab Four.
Il progetto presenta una rilettura di alcuni brani scelti fra quelli degli ultimi album dei Beatles,
quelli più visionari e sperimentali, nati e progettati in studio e mai proposti live dalla band.
Gli arrangiamenti in chiave jazz sono stati curati da Francesco Chebat e rispecchiano lo stile personale
di Francesco e Martha, maturato in anni di lavoro insieme.
Un progetto di valorizzazione dei beni artistici, culturali e paesaggistici. Un viaggio nell’Italia della bellezza. Nell’anno del Centenario dalla nascita di Italo Calvino, il progetto è un passaggio metaforico e ideale dalle Città invisibili del celebre intellettuale alle Città visibili d’eccellenza nell’ambito della creatività e della cultura italiana. Un viaggio - come quello raccontato da Marco Polo - alla scoperta delle bellezza della comunità culturale nazionale e della sua eredità culturale specifica, in luoghi di particolare prestigio, tramite nuovi produzioni culturali con azioni finalizzate al miglioramento dell’accesso al patrimonio culturale.
TYNERLY è un omaggio a McCoy Tyner, al suo pianismo magmatico e alle sue composizioni. Un musicista che ha scritto la storia del jazz, prima con la sua presenza nel grande ed unico quartetto di John Coltrane e poi con la sua lunga carriera da leader. Le sue composizioni, sempre differenti tra loro, ma dal marchio inconfondibile, sono caratterizzate da un forte e personale senso della melodia e dell’armonia, insieme ad un’energia la cui tensione emotiva cattura qualunque tipo di pubblico.
Carlo Morena, oltre che di musica, si è sempre nutrito di Cinema. E il suo concerto in piano solo è dedicato ad alcuni indimenticabili momenti sonori che ci rimandano a momenti cinematografici entrati nell’immaginario collettivo. Musica e immagini possono legarsi in un connubio assolutamente unico, come per le coppie Federico Fellini/Nino Rota o Sergio Leone/Ennio Morricone. Una melodia può portarci immediatamente indietro a momenti della nostra vita emotiva e culturale.
Dopo il rinvio reso necessario dalla situazione pandemica, “Giovannino” sarà finalmente sul palco! Uno sforzo produttivo unico che coinvolge alcune delle più belle realtà che si occupano di didattica musicale sul territorio. Uno spettacolo che unisce diversi linguaggi e porta sul palco musicisti in erba a stretto contatto con affermati musicisti. Questo evento si inserisce nelle manifestazioni ideate in occasione del centenario della nascita di Gianni Rodari, scrittore, pedagogista, specializzato in letteratura per l’infanzia.
Ritorna uno degli appuntamenti clou della stagione di Jazz Visions! E sul palco che si insinua tra i meandri della azienda metalmeccanica si esibirà uno dei quartetti più celebrati della scena jazzistica francese. Il magnetismo, la forte presenza scenica e la voce di Cèlia Kameni sono supportati da tre musicisti incredibili per creatività, pathos e coesione. Una musica che ti rapisce, ti commuove, che non ti permette di star fermo sulla sedia, un’esperienza sonora che ti porti a casa e non si esaurisce la sera del concerto.
Si può viaggiare nel mondo stando comodamente seduti nella propria poltrona? Ascoltando la Jumble Music di
Massimo Valentini,
che del viaggio incarna l’attitudine e il pensiero, avrete l’impressione di essere su un Trans Europe
Express che parte dal cuore
della vecchia Europa intento a raggiungere gli Oceani. Attitudine alla migrazione e pensiero geografico
composto da molteplici Continenti sonori.
Il suo è un guazzabuglio di stili e di passioni che mette insieme il Sudamerica con i Balcani, le chitarre
manouche con il jazz e l’elettronica
attraverso un sapiente miscuglio di artisti e strumenti. Guazzabuglio che lui stesso definisce una Jumble
Music, laddove eleganza e rozzezza si
confondono con pazzia e razionalità, dolcezza e sfrenata passione. Le composizioni originali sono una ricca
carta geografica nella quale perdersi,
un mare d’idee che si sviluppano, nell’assaporare la lentezza della scoperta.
Paolo Fresu
Atmosfere inusuali e profondamente intime si accompagnano ad un forte senso del ritmo e della melodia, in cui fanno capolino tanghi argentini, motivi folk, suggestioni che i suoni antichi di clarinetto e fisarmonica si trasformano in attualità, mentre viene evocato lo spirito di Gorni Kramer, fisarmonicista che sdoganava i brani standard provenienti da oltreoceano, inserendoli in qualcosa di profondamente legato alla nostra cultura melodica.
Il successo dello scorso anno e le sensazioni provate nel trovarsi in uno dei luoghi più belli e panoramici della Val Po, con l’imponente massiccio del Monviso in primo piano, mentre il sole sorge tra le suggestioni sonore, ci ha convinti a ripetere un’esperienza sensoriale difficile da descrivere. E l’appuntamento sarà doppio, per chi vorrà raggiungere La Vardetta, altra località incantevole della Val Po.
Les Contes d’Alfonsina è una locomotiva leggera in viaggio attraverso gypsy jazz, canzone d’autore e composizione classica, per un repertorio di ispirazione gitana manouche che si caratterizza per un’indagine ritmica e armonica più moderna e orchestrale e per un’attenzione inedita alla narrazione. Il risultato è un’identità ibrida e un estetismo raffinato a cavallo tra gli universi culturali e musicali dei quattro musicisti.
Tutto iniziò dal fuoco di una roulotte. “Django” Reinhardt uscì da quell’inferno senza l’uso di una gamba e di due dita della mano sinistra. Da lì in poi, la vita del chitarrista belga è storia. Il suo enorme talento lo portò ad unire la musica gitana con il jazz d’oltreoceano, creando ciò che ancora oggi viene definito jazz manouche. Giangiacomo Rosso guida un quintetto con l’intento di intraprendere un percorso innovativo sulle orme dei maestri. Il repertorio include brani che partono dalla tradizione per arrivare fino alle più recenti evoluzioni, facendoci respirare un’atmosfera da anni trenta contagiata da elementi moderni, vividi, nuovi.
Le chitarre di Pietro Ballestrero e il contrabbasso a cinque corde di Davide Liberti si rincorrono in un fraseggio ritmico, dinamico, virtuoso, per rileggere con una sonorità unica standards della tradizione jazzistica, pagine di autori come Egberto Gismonti, Kenny Wheeler, Pat Metheny e Keith Jarrett, e composizioni originali.
La magia del jazz favorisce incontri insoliti e lontani: si può essere nati a Rio de Janeiro, in Italia o nelle caraibiche Isole Vergini, ma quando si stacca il tempo e nell’aria le onde sonore si trasformano in concrete sensazioni acustiche ogni distanza viene annullata. Luigi Martinale riunisce per la prima volta Reuben Rogers, musicista dalla carriera internazionale a fianco dei più grandi esponenti del jazz contemporaneo, e Zaza Desiderio, batterista brasiliano tra i più richiesti della scena jazz francese.
Correva il 1937 e parlare degli Stati Uniti, la potenza giudaico-capitalistica, in termini non graditi al regime, poteva essere oltremodo pericoloso. Questa operazione di interessamento alla cultura americana e alla sua diffusione avveniva in Italia soprattutto a Torino, dove operava un consistente gruppo di intellettuali in cui il mito americano era centrale per più di un aspetto interpretativo. Pavese, il deus ex machina dell’americanismo piemontese, operò fino alla metà degli anni trenta con le traduzioni degli scrittori statunitensi contemporanei e con “I saggi critici” trasforma il mito americano in “fede letteraria ed ideologica” e fede jazzistica, potremmo aggiungere. L’interesse più o meno forte per una forma culturale tipicamente americana quale è il jazz accomunò infatti intellettuali ed artisti molto diversi tra loro per interessi e discipline praticate, ma anche per mentalità e grado di impegno politico.
Questo progetto che unisce il jazz con la letteratura vuole dare corpo e visibilità alle sonorità di una passione arrivata fino ad oggi grazie alla competenza ed impegno profuso da parte di molti musicisti, nella convinzione che la diffusione dell’arte e della cultura in tutte le sue espressioni sia un fattore indispensabile per lo sviluppo e la crescita collettiva.
Billy Strayhorn viene considerato, a buon titolo, un genio del jazz e della popular music del XX secolo. Brani come Take The ‘A’ Train, Chelsea Bridge o Lush Life sono un patrimonio dell’umanità. Svolse però la sua attività quasi sempre dietro le quinte, senza che il suo nome fosse di pubblico dominio e spesso all’ombra dell’ingombrante amico, mentore e protettore Duke Ellington con cui condivise per tutta la vita un frenetico lavoro per la più grande big band della storia del jazz.
Laura Conti, vocalist di Paolo Conte, Massimo Pitzianti, fisarmonicista che da vent’anni fa parte dell’orchestra di Paolo Conte, e al pianoforte il concertista Francesco Bergamasco disegnano un viaggio musicale che, narrando la storia del tango, accompagna Astor Piazzolla dalla scuola di Carlos Gardel a Buenos Aires fino a Parigi dove, grazie all’incontro con Nadia Boulanger, dà vita al nuevo tango, una musica colta arricchita dalle sonorità delle culture ebraica e russa e dalle cadenze tipiche della musica popolare spagnola. Nel concerto verranno eseguiti brani che raccontano Buenos Aires, Parigi e la Spagna attraverso le note di Carlos Gardel, Astor Piazzolla, Francis Poulenc e Sebastian Piana. Gli arrangiamenti sono stati realizzati appositamente per questo trio da Massimo Pitzianti.
Francesco Bertone, conosciuto come stralunato componente dei Tre Lilu, è in realtà jazzista di
razza.
Nel 2016 fonda il Footprints Quartet, con cui incide l’omonimo disco, uscito per Videoradio.
I componenti del gruppo sono musicisti da anni attivi nel panorama jazzistico, regolarmente chiamati
ad affiancare solisti d’oltreoceano. Qui si riuniscono intorno al progetto del leader che compone
l’intero repertorio. Nitza Rizo, cantante cubana, proveniente dal Conservatorio de l’Habana, è autrice
dei testi. Completano il quartetto Fabio Gorlier pianista di squisita raffinatezza e Paolo Franciscone,
uno dei migliori batteristi europei.
Il trio di Caterina Accorsi, giovane e talentuosa cantante, esplora sonorità inedite, portando sul palco l’inedita coppia di vibrafono e contrabbasso, che si fondono con la voce in modo equilibrato e personale. Se la matrice di partenza è quella degli standard jazz, non mancano brani dalle sonorità più contemporanee, di ispirazione popolare o dichiaratamente pop, con l’aggiunta di composizioni originali del trio.
Trovarsi in uno dei luoghi più belli e panoramici della Val Po, con l’imponente massiccio del Monviso in primo piano, mentre il sole sorge tra le suggestioni sonore create da Claudio Bianzino e Gianpiero Malfatto sarà una esperienza sensoriale difficile da descrivere. L’alba da sempre è simbolo di rinascita e mai come in questo momento storico abbiamo bisogno di un nuovo impulso alla vita e alla creatività. L’arte plastica di Michelangelo Tallone sarà un valore aggiunto e proseguire la giornata immersi in un panorama mozzafiato renderà la giornata assolutamente speciale.
Dalla prima volta che lo si ascolta, il jazz penetra sotto pelle. Come dicono le parole di uno dei suoi
standard,
«I’ve got you under my skin». Ma non è certo una musica epidermica. Fra i motivi della sua ricchezza c’è
proprio
la sua natura multidimensionale; ogni interprete può accentuare un elemento piuttosto che un altro, ma
il
risultato è sempre sfaccettato, proprio come la superficie di un diamante. Per questo ciascuna delle tre
serate
è dedicata ad una di queste dimensioni.
«Jazz da ballare» racconta il rapporto con il movimento fisico, l’entusiasmo, la
socialità.
«Jazz da ascoltare» esprime il desiderio d’arte, di superamento del puro spettacolo
d’intrattenimento, presente in ogni
stagione di questa musica.
«Jazz da immaginare» descrive la natura narrativa dei suoi brani: ogni assolo è una
storia, ogni arrangiamento un
microcosmo nel quale si muove la società da cui il jazz è nato.
Trascinanti e coinvolgenti. Nel loro repertorio non solo gipsy jazz, ma un connubio di stili e ispirazioni, sapientemente dosati: melodie classiche, suoni latini, influenze blues, progressive e funky e ballad dai suoni cinematografici. In quasi dieci anni di attività hanno collezionato più di 2.000 concerti, in diversi paesi del mondo, grazie all’organizzazione di diverse tournée in Italia, USA, Australia, Russia, Grecia e Turchia e numerose partecipazioni ai più conosciuti festival europei.
“LIBERTÀ CREATIVA DEL JAZZ E RIGORE DELLA TRADIZIONE CLASSICA”
Avvicinare i mondi, creare legami e condividere esperienze musicali e professionali sono alla base
di questo progetto originale ideato da Bruno Mosso, docente del Dipartimento Classico e Luigi Martinale,
docente del Dipartimento Jazz presso il Conservatorio “Ghedini” di Cuneo. Un profondo lavoro di
scrittura
a quattro mani in cui la passione per la musica, senza barriere di genere, punta alla sintesi dei
linguaggi,
portando sullo stesso piano la libertà del jazz e il rigore della tradizione classica.
PROIEZIONI FOTOGRAFICHE DI PINO NINFA
Pino Ninfa, sviluppa progetti sul territorio nazionale e internazionale legati allo spettacolo e al
reportage.
L’interesse per la musica e per il sociale, hanno fondato il senso complessivo del suo lavoro
fotografico.
In ambito musicale e in particolare nel jazz da anni ha intrapreso una ricerca rivolta a considerare
come
elementi importanti e significativi i luoghi dei concerti insieme al pubblico presente e non solo i
musicisti
sul palco.
La comune passione per il jazz, ed in particolare per sua veste tradizionale europea, ha fatto nascere Malazùr: un viaggio sonoro attraverso luoghi lontani nel tempo e nello spazio. La prima tappa è la Parigi degli anni ’30, dove Django Reinhardt e il suo storico Hot Club De France infuocavano le corde a ritmo di swing. E’ qui che il trio trova ispirazione per definire il proprio sound, ma il viaggio prosegue in un lungo itinerario intorno al mondo, afferrando e mettendo in valigia gli echi dell’era swing d’oltreoceano, dei ritmi sudamericani e africani, dei canti orientali e delle melodie tradizionali europee.
Urlo Organ Trio
è un progetto di forma jazzistica che orbita intorno ai grandi classici del genere che toccò i suoi
vertici
negli anni ’60, affrontando brani meno conosciuti e senza disdegnare le trascinanti atmosfere funk.
In una formazione dove il ritmo gioca un ruolo fondamentale, il nome suggerisce il carattere pieno di
energia
del trio, senza farsi mancare però una grande dose di personalità
nell’ interpretazioni dei brani e
un
impegno costante nel trovare nuove strade per eseguire noti standard del jazz, cercando di trovare un
punto di incontro anche tra altri generi.
Il concerto è un omaggio a Paolo Conte, con i brani che ripercorrono la carriera di uno dei nostri artisti più apprezzati, amato sia in Italia che all’estero. Il gruppo prende il nome da una canzone che ha fatto il giro del mondo “Via con Me” che unisce poesia, swing e quella ricchezza di sensazioni che solo Paolo Conte sa trasmettere.
Eleganza e leggerezza contraddistinguono la fusione tra la voce di Eleonora Ceria e la chitarra di Oliver Crini che insieme propongono un repertorio che parte dal Jazz e raggiunge il Pop di ieri e oggi, passando per il ritmo incalzante dello Swing e la sensualità del Soul. Lo spettacolo proposto dal Duo segue il fil rouge dell’Amore in tutte le sue declinazioni, dall’amore passionale a quello giocoso, dall’amore materno a quello tra due giovani amanti, il tutto scandito dalla lettura di alcune poesie.
Cole Porter è stato uno fra i più grandi songwriter del secolo scorso, capace di unire una sofisticata musicalità con una leggerezza ironica dei testi, di cui anche era autore. La profonda aderenza fra musica e parola è il tratto che lo rende unico e riconoscibile, così amato ed eseguito. Da “Let’s do it” ad “Everytime we say goodbye”, da “Night and day” a “So in love”, i più grandi successi di Porter vengono ripercorsi per esaltarne la liricità, l’intelligenza e l’inestinguibile forza vitale.
I colori caldi e profondi dello strumento a corde si riflettono e danzano sulla superficie delle texture
elettroniche.
Un breve racconto in musica, un insolito e suggestivo gioco di specchi che narra di
paesaggi
inesplorati. Un’esperienza sonora innovativa ed inusuale.
“Nel mio studio, mi esercito, scrivo, sistemo le parti; e tutto sembra funzionare - dice Lorenzo Minguzzi -. Poi ci ritroviamo alle prove e tutto quello che avevo preparato si trasforma e genera qualcosa di nuovo che non avevo previsto... Ed è bellissimo, perché alla mia età mi dà ancora la possibilità di stupirmi. Gli standard che suoneremo sono stati scelti per le suggestioni del loro testo o del loro titolo”.
Presentazione dell’album Swingin’ Hips
“Swingin’ Hips” è un album fresco, allegro e carico di swing, che vede come ospiti la magnetica
Drusilla Foer e un’inedito Stefano Bollani in veste di crooner. Nella sua espressione dal vivo il
repertorio del disco diventa un vero e proprio live show: dinamico, travolgente e che fa ballare.
Il Nico Gori Swing 10tet presenta un repertorio formato da brani della tradizione delle storiche big
band,
di autori come Benny Goodman e Count Basie e brani originali dello stesso Gori, sempre ispirati alla
tradizione
swing degli anni ’30 e ’40.
Uno spettacolo esplosivo e divertente, grazie ad un gruppo composto da musicisti di riferimento del jazz italiano. La band propone “Songs from the Soul”, l’ultima fatica discografica della mente prolifica e talentuosa di Vito Di Modugno che qui si avvale della formidabile voce di Patrizia Conte, vera e propria regina della black music italiana. Il titolo non è un caso: il disco si presenta come un’armoniosa ascesa nei luoghi più emozionali dell’anima, attraverso i tasti dell’organo Hammond di Vito Di Modugno, la chitarra di Pietro Condorelli, il sax di Michele Carrabba e la batteria di Massimo Manzi. Tutte colonne sonore portanti della superba voce di Patrizia Conte che, con il suo timbro pieno, grintoso, viscerale, tocca le corde dell’anima con l’espressività di chi sa raccontare il sottosuolo intimo e raffinato del soul, del jazz, del blues e del gospel. Nero come la notte, se si potesse descrivere questo disco, che sembra venire dai sobborghi musicali di Chicago e New York, pur mantenendo inalterate le radici nostrane. Un repertorio con un tocco estremamente originale, dove quasi tutte le composizioni sono inedite, la maggior parte firmate da Di Modugno.
Fin dal loro primo incontro, che era sfociato nella registrazione del CD intitolato Il Valzer di Sofia, questi musicisti puntano direttamente all’emozione: melodie larghe e cantabili, un’intensità ritmica sempre presente che cova sotto la cenere, lo sguardo rivolto alla storia del jazz e alla contemporaneità nello stesso tempo. Un gruppo internazionale che stupisce e affascina ad ogni esibizione.
Lo spettacolo, dedicato al mondo musicale argentino, è il prologo del progetto Volver, curato dal Comune di Barge e dedicato alle emigrazioni piemontesi nel mondo, il cui evento di apertura sarà una mostra su Carlos Carlè, celebre artista argentino di origini bargesi. I quattro musicisti argentini da anni portano nei teatri di tutto il mondo uno spettacolo di grande intensità emotiva e piacevolezza. Il repertorio è costituito di melodie che fanno parte dell’immaginario collettivo, in un caleidoscopio di colori e sapori. Un’Argentina che non è solo tango e milonga ma anche chacarera, zamba, candombe.
Un progetto unico al mondo! Di rara eleganza e raffinatezza, con due musicisti di razza che suonano strumenti insoliti. Il repertorio originale riecheggia sonorità e mondi diversi, miscelati sapientemente: jazz, rinascimento, barocco. Tutto trova una naturale confluenza nella musica di questi due straordinari artisti ed interpreti che sanno letteralmente ammaliare il pubblico.
Proseguono le Piano Series alla “Croce Nera”, come viene abitualmente chiamato uno dei gioielli architettonici della Città di Saluzzo. Sul palco un jazzista di razza che ha spesso prestato il suo talento al mondo della pop music. Improvvisazioni e variazioni al pianoforte sulle musiche di Fabrizio De Andrè (La canzone di Marinella, Via del Campo, Rimini, Creuza de mä), con cui Alberto Tafuri ha avuto occasione di collaborare, partecipando nel 1996 alla registrazione del suo leggendario album Anime salve, alternate a composizioni originali, in un omaggio al più grande cantautore italiano di sempre.
Il suono bruciante della tromba, come la tradizione del jazz ci ha insegnato. Giovanni Amato, fuoriclasse salernitano, da anni punta di diamante del jazz Made in Italy, unisce nel proprio linguaggio virtuosismo e intimismo, sa stupire ed emozionare, con eleganza e maturità espressiva. Ad accompagnarlo alcuni dei migliori musicisti italiani, in perfetta sintonia con il suo mondo musicale.
La sassofonista compositrice ed arrangiatrice Ada Rovatti, italiana di nascita, ma trapiantata da giovanissima negli Stati Uniti,ritorna in Italia accompagnata da una formidabile sezione ritmica tutta italiana. La sua musica presenta i suoi molti aspetti che, dalla linea maestra del jazz, si amalgamano con la fusion, la musica etnica e latina, il rock, includendo anche alcuni brani inediti che Ada ha registrato da poco per un nuovo progetto che uscirà in estate.
“Teba” è un moderno Geppetto, un artista del riciclo, che, dagli scarti più impensati, ricava chitarre e oggetti sonori, seguendo l’antica arte del popolo nero che, nell’Ottocento, sotto il giogo dei padroni bianchi americani, ricavava strumenti a corda riciclando le scatole dei sigari provenienti da Cuba. A dar vita alle sue creazioni ci voleva la Fata Turchina: Max Carletti che, probabilmente, non ne ha il fisico, ma sicuramente la magia. Quando sono in azione, Max e Teba, non passano inosservati, così Mauro Comba non ha potuto trattenersi, per l’appunto, dall’osservarli e la voce di Francesca Elena Monte dal raccontarli e dal narrarli... L’obiettivo di Giorgio Vergnano coglie l’essenza profonda della loro creatività: uno sguardo discreto, su quei particolari che fanno la differenza.
Avvicinare i mondi, creare legami e condividere esperienze musicali e professionali sono alla base di questo progetto originale ideato da Bruno Mosso, docente del Dipartimento Classico e Luigi Martinale, docente del Dipartimento Jazz presso il Conservatorio “Ghedini” di Cuneo. Un profondo lavoro di scrittura a quattro mani in cui la passione per la musica, senza barriere di genere, punta alla sintesi dei linguaggi, portando sullo stesso piano la libertà del jazz e il rigore della tradizione classica.
Plankton: un po’ gioco di parole (il nome del gruppo fonde assieme il cognome della sassofonista animatrice di questo sestetto con “ton”, che in tedesco sta per “suono”), un po’ metafora di una musica che fluttua tra vari stili, come il plancton si lascia trasportare dalle onde. L’altoatesina Helga Plankensteiner dimostra un talento sfaccettatto: sassofonista, cantante, bandleader, compositrice. La musica del suo nuovo sestetto, composto da artisti provenienti da entrambi i lati delle Alpi, conferma i suoi gusti eclettici: amore sia per la tradizione jazzistica che per la canzone d’arte mitteleuropea, arrangiamenti che fanno lo slalom tra il retrò e l’avveniristico, con una scrittura memore del sound delle big band e pronta sempre all’esplosione dinamica. Soprattutto dal vivo, la musica di Plankton si libera con energia deflagrante, merito anche dei due fiati tedeschi: Matthias Schriefl e Gerhard Gschlössl sono solisti visionari, pronti a mandare in frantumi ogni prevedibilità musicale.
Gigi se ne è andato troppo presto, lasciando tutti nello sgomento. Ma di lui rimane un ricordo incancellabile, che si condensa nella rara capacità di entrare in sintonia con gli altri, in modo diretto e naturale; in un sorriso rassicurante e contagioso; in una concezione della vita intessuta di “profonda leggerezza”. Ci è rimasta -però- la sua musica, e ce ne riteniamo fortunati. Siamo pertanto felici ed orgogliosi di far risuonare le sue note a Jazz Visions. La sua ultima formazione, per la quale aveva investito molta energia e creatività, continua a vivere, portando inoltre a compimento la registrazione di un CD col materiale su cui stava lavorando da tempo. Il monegasco Franck Taschini ha accettato il nostro invito, in nome di molta musica e amicizia condivisa con Gigi, aggiungendo i suoi sassofoni all’Ensemble e ricreando il Duo con Tiziana Cappellino.
Proseguono le Piano Series alla “Croce Nera”, come viene abitualmente chiamato uno dei gioielli architettonici della Città di Saluzzo. Sul palco uno dei più stimati pianisti della scena italiana, rigoroso nel suo percorso artistico e creativo, sempre focalizzato sull’essenza del discorso musicale. Il primo album a suo nome, “Antonia e altre canzoni”, del 1998, rivelava fin da subito un autore prolifico, dalle idee originali, fresche e mai banali.
Tre talenti della scena musicale austriaca guidati da una personalità fortissima. David Helbock, pluripremiato dalla critica e musicista di punta della celebre etichetta ACT, sorprende ogni volta per creatività, virtuosismo e lirismo, seguito a ruota dai suoi compagni. Il risultato è un trio atipico nella formazione strumentale, sempre cangiante come un camaleonte inquieto.
“COME HELL OR HIGH WATER” (NAKED TAPES) è un percorso sonoro all’interno di un repertorio quasi interamente composto dai due musicisti.. Una ricerca che unisce le sonorità ed armonie tipiche del Mediterraneo create dai molti colori della chitarra di Filippo Cosentino, alla voce di Federica Gennai che talvolta si fa strumento, talvolta interpreta melodie che attingono dalla tradizione delle musiche dell’area mediterranea, ma anche influenzate dalle atmosfere del jazz europeo.
Fu merito del film “La Stangata”, enorme successo del 1973, riportare alla luce molte composizioni di Scott Joplin, autore di ragtime di inizio ‘900. Brani come The Entertainer o Maple Leaf Rag sono ormai popolari e conosciuti dal grande pubblico. Klauss Lessmann si è dedicato alla riscoperta delle composizioni di Joplin, con rispetto e creatività, ma trascrivendo le linee pianistiche per un organico attuale, distante dalle sonorità con cui siamo abituati ad identificare i brani del celebre “King of Ragtime”. Il quartetto di Lessmann esalta e ridà vita ad una musica piena di idee, con sincretismo di linguaggi e atmosfere sorprendenti.
Fu merito del film “La Stangata”, enorme successo del 1973, riportare alla luce molte composizioni di Scott Joplin, autore di ragtime di inizio ‘900. Brani come The Entertainer o Maple Leaf Rag sono ormai popolari e conosciuti dal grande pubblico. Klauss Lessmann si è dedicato alla riscoperta delle composizioni di Joplin, con rispetto e creatività, ma trascrivendo le linee pianistiche per un organico attuale, distante dalle sonorità con cui siamo abituati ad identificare i brani del celebre “King of Ragtime”. Il quartetto di Lessmann esalta e ridà vita ad una musica piena di idee, con sincretismo di linguaggi e atmosfere sorprendenti.
Prosegue la collaborazione tra una delle più prestigiose istituzioni musicali italiane e il Trio di Luigi Martinale. Il M° Claudio Fenoglio ha plasmato negli anni una creatura che oggi rappresenta un’eccellenza di molte delle produzioni che vanno in scena sul palco del Teatro Regio di Torino. Il suo Coro di Voci Bianche è duttile e reattivo a qualunque situazione musicale e perfettamente a suo agio con il jazz, sia nelle composizioni di Leonard Bernstein, dell’inglese Bob Chilcott, che di Luigi Martinale. Il Salone d’Ercole, meraviglia del Castello di Racconigi, sarà il luogo adatto in cui immergersi in una sonorità unica nel suo genere.
Perfetto conoscitore dell’arte chitarristica del mondo sudamericano, in particolare del suo Brasile, Roberto Taufic si è fatto apprezzare anche nel nostro paese per la sua musicalità e facilità con cui arricchisce ogni linguaggio musicale. Insieme a Darlan Marley, astro nascente della batteria brasiliana e ad Alberto Varaldo, che da tempo ha scelto di dedicarsi alla voce emozionante dell’armonica cromatica, costituisce un trio sorprendente e unico, per una nuova produzione originale di Jazz Visions 2018.
Nato nel 2002 per dare vita ad un trio ricco di energia, per una collaborazione che fonde stili ed esperienze in un’unica musica che, per formalità, chiamiamo jazz-rock o funky-jazz, il Trio Bobo ha acquisito negli anni una notevole personalità e un grande apprezzamento del pubblico. Il concerto è sempre una occasione speciale per riunire tre tra i più richiesti e ricercati musicisti della penisola che danno vita ad un vero ensemble e ad un suono di gruppo estremamente originale.
Bill Evans rimane uno dei pianisti più amati della storia del jazz. E, da una angolazione diversa, tre fra i più autorevoli musicisti del panorama jazz italiano ne danno una lettura straordinariamente alternativa. Un trio dalla strumentazione insolita per restituire alle atmosfere del grande musicista americano una brillante e inaudita originalità.
Animalunga non è un’anima. Non è una band. è un cuore gettato nel caldo dei pomeriggi all’oratorio a giocare. Animalunga, faccia da ripetente e occhi malinconici che però la sanno lunga, è il compagno più alto, appunto. Jazz e tradizione popolare, improvvisazione ed esperimenti. Questo è Animalunga.
Dopo il primo appuntamento nel 2016 con Enrico Pieranunzi, le Jazz Visions – Piano Series proseguono con un altro pianista di fama internazionale. Non è possibile sintetizzare in poche righe la carriera artistica di Dado Moroni: un pianista che ha iniziato la sua carriera professionale giovanissimo e nel tempo ha collaborato intensamente con nomi che hanno fatto la storia del jazz, suonando in ogni angolo del pianeta. Dado Moroni si esibirà in un concerto totalmente acustico tra le suggestioni visive della Confraternita, in severo stile barocco, comunemente conosciuta come “Croce Nera”: un luogo ricco di fascino, cornice perfetta per gustare appieno l’arte di un pianista travolgente, grande comunicatore nell’offrire la storia del jazz in bianco e nero da perfetto conoscitore della tradizione afro-americana.
Energia. Creatività. Carisma. Elementi imprescindibili di Laura Fedele, cantante e pianista (cosa rara nel jazz italiano) che nel tempo ha esplorato il blues, la canzone napoletana, la canzone d’autore, ma soprattutto il jazz, da sempre sua fonte di ispirazione. Insieme a Stefano Dall’Ora e Marco Castiglioni, suoi preziosi collaboratori di sempre, proporrà, oltre al suo repertorio abituale, anche diversi brani tratti da First Take, il suo cd live, appena uscito.
Un medico scrupoloso, annullando gli impegni di Franco Cerri, ci ha privato della possibilità di godere della musica del Maestro di ogni chitarrista italiano. E allora abbiamo pensato di organizzare una festa a lui dedicata, invitando sul palco delle Officine Giletta alcuni dei migliori chitarristi italiani che in qualche modo gli sono debitori e che hanno accolto il nostro invito con entusiasmo.
Assenza di preconcetti, curiosità ed entusiasmo sono alla base della collaborazione tra Claudio Fenoglio, maestro del Coro del Teatro Regio di Torino, e il trio di Luigi Martinale. Linguaggi diversi possono unirsi quando l’obiettivo è creare bellezza, lavorando insieme con passione. Il Coro delle Voci Bianche, fiore all’occhiello della prestigiosa istituzione torinese, creata e plasmata negli anni dal M° Fenoglio, ha trovato terreno fertile in un intenso lavoro con il Trio di Luigi Martinale. Il risultato è stato un concerto di grande intensità al Teatro Regio, in occasione del Natale 2016. L’entusiasmo generale ha spinto per proseguire la collaborazione, perseguendo ulteriori obiettivi. Il programma del concerto prevede alcuni brani originali di Luigi Martinale, un omaggio a Leonard Bernstein in occasione dell’imminente centenario della sua nascita, nonché la Little Jazz Mass di Bob Chilcott, terreno di estrema sinergia tra il Coro e il linguaggio jazzistico del Trio.
Vanessa Tagliabue Yorke, oltre ad avere una voce sorprendente, è curiosa. E possiede una creatività fuori del comune che scompiglia le carte, con leggerezza. Partendo da uno sguardo obliquo rivolto al jazz delle origini approda (o riparte d)alle “controdanze” di Manuel Saumell ed Ernesto Lecouna, geniali compositori cubani dell’Ottocento, per far emergere la loro grande attualità e la geniale presenza di elementi ritmici di stupefacente modernità. Il concerto si sviluppa come una suite onirica e romantica, in cui viene narrata la storia di Bas Jan Ader, artista olandese del Novecento, scomparso misteriosamente in mare durante una performance che lui stesso intitolò “In cerca del miracolo”.
La magia del jazz favorisce incontri insoliti e lontani: si può essere nati a Rio de Janeiro, a Mosca o nella profonda provincia di Cuneo, ma, quando si stacca il tempo e nell’aria le onde sonore si trasformano in concrete sensazioni acustiche, ogni distanza viene annullata. Luigi Martinale scrive musica rivolgendosi alla grande lezione del jazz, senza disdegnare altre influenze musicali. Con la tecnica impeccabile e l’innata capacità comunicativa di Yuri Goloubev e Zaza Desiderio, la musica si colora in modo inaspettato, trasformandosi in una “colonna sonora che non c’è”.
Paolo Jannacci torna con un nuovo disco dal titolo “Hard Playing”, un album intenso, dedicato al jazz più contemporaneo, a volte sperimentale, a volte legato alla pura espressione della soggettività, in cui spicca sempre la visione di insieme dei quattro eccellenti musicisti che lo hanno composto e suonato. Paolo porta un nome ingombrante che non limita la sua voglia di suonare con il suo gruppo di lavoro preferito e indissolubile. Le ritmiche scintillanti e vigorose di Stefano Bagnoli, il lirismo e l’autorevolezza di Marco Ricci, la modernità armonica di Paolo Jannacci e il grande estro di Daniele Moretto fanno di Hard Playing un viaggio nella musica senza limitazioni.
Il mondo del jazz, in questo 2017, ricorda il centenario della nascita di Thelonious Monk, pianista che ha scritto pagine fondamentali della storia del jazz. La sua musica improntata ad una forte originalità ha da sempre attratto intere generazioni di musicisti, che ne studiano il linguaggio, continuando a dar vita alle sue composizioni sorprendenti. Jazz Visions, per ricordare questo appuntamento, propone uno spettacolo incentrato sulla figura di Monk, invitando sul palco del Teatro Selve otto pianisti, tutti di notevole spessore artistico, che da sempre si cimentano nell’interpretazione del repertorio di Monk. Ad ogni pianista sarà chiesto di eseguire due brani tratti dal repertorio di Thelonious Monk. Tra l’esibizione di un pianista e l’altro Valter Malosti, noto attore teatrale, leggerà alcuni passi di scritti che ormai la letteratura su Thelonious Monk ci mette a disposizione.
Quattro musicisti dalla forte personalità si uniscono in un progetto originale per un concerto che si preannuncia di forte impatto: Michael Rosen, americano di nascita e romano di adozione, si è imposto come uno dei musicisti di punta della scena jazz non solo italiana; Luigi Tessarollo, musicista eclettico, compositore di rara sensibilità, riconosciuto tra i migliori chitarristi italiani; Roberto Gatto certamente il più noto batterista italiano, leader prolifico e instancabile di molti progetti che hanno fatto storia nel jazz in Italia; e il talentuoso Davide Liberti musicista di alto valore, vincitore di numerosi premi. Il concerto si articolerà in due momenti: nella prima parte saranno presentati brani originali scritti da Rosen e Tessarollo, mentre la seconda parte sarà un omaggio a John Coltrane, in occasione del cinquantesimo anno della sua scomparsa.
Gli incontri sono stati linfa vitale per tutta la storia del jazz: incontri di culture, di uomini e di esperienze. E ancora oggi gli scambi e la condivisione producono arte e bellezza. Harold Danko è depositario della grande tradizione del jazz: dopo anni a stretto contatto con chi ha scritto la storia condivide spesso, con grande piacere, la sua musica con Gigi Di Gregorio e altri musicisti italiani che parlano il suo stesso linguaggio. E per questa volta anche con il monegasco Franck Taschini, gradito ospite del gruppo.
Unire il melodismo di Carla Bley con una spruzzata di Ellington, amalgamare l’omaggio a Sarah Vaughan e Mel Tormè con un Just Friends che li ha consegnati alla storia, unire l’astrattismo di Steve Lacy con le composizioni siderali degli E.S.T. Un paio di brani di Luigi Martinale e un pizzico di Paul Simon. Servire bollente.
Torna l’ormai consueto appuntamento alle Officine Giletta, luogo che per un giorno si trasforma in sala da concerto. La musica dei Gaia Quatro racconta e incarna il vero senso della contemporaneità odierna che è culturale e geografica. L’incontro di due fra i più talentuosi musicisti della scena jazz giapponese e due fra i maggiormente creativi ed innovativi musicisti argentini, attivi in Europa, dà vita ad una miscela esplosiva dove la passione, il fuoco ed il ritmo argentino si uniscono all’eleganza, alla raffinatezza e alla spiritualità tipica del sol levante. Due mondi e culture apparentemente agli antipodi si fondono in qualcosa che sfugge alle definizioni, jazz e world music diventano termini insufficienti per esprimere appieno la loro poetica. Non resta che ascoltare.
Un musicista di assoluto prestigio ad inaugurare il primo appuntamento di Jazz Visions – Piano Series: la "Croce Nera", come comunemente viene chiamata la meravigliosa Confraternita della Misericordia, è un luogo suggestivo e pieno di storia che offre la possibilità di immergersi in un concerto totalmente acustico. Enrico Pieranunzi è uno dei pianisti più amati del mondo jazzistico internazionale, un poeta del pianoforte, costruttore di geometrie sonore che colpiscono sempre direttamente al cuore, sa essere lirico e allo stesso tempo swingare con forza. Nat Hentoff, un’autorità della critica statunitense, ha scritto: “Pieranunzi è un pianista di intenso lirismo, in grado di swingare con energia e freschezza e, nello stesso tempo, di non perdere mai la sua capacità poetica. La sua musica canta”.
Olivier Ker Ourio è considerato il vero erede di Toots Thielemans e di tutto ciò che significa jazz eseguito con l’armonica cromatica. La sua musica è fresca, inaspettata, non riconducibile ad altri percorsi ormai noti, a tratti memore dell’isola di Reunion, dove è cresciuto. Insieme ad Emanuel Bex, un’autorità dell’organo Hammond, e al batterista Chazarenc, vi attirerà nel suo mondo musicale e diventerete ben presto suoi fan.
Nata nel 1995 da un’idea di Roberto Coggiola, all’epoca direttore artistico del Club Tenco di Sanremo, la West Project orchestra ha sempre perseguito la realizzazione di un repertorio che si differenziasse da quello tradizionale delle big band, affrontando temi musicali inconsueti per le grosse formazioni. L’ispirazione è stata senza dubbio la Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, con riferimento agli album “The Ballad of the Fallen” e “Dream Keeper”, nei quali il repertorio si allontana dalla tradizione statunitense per proporre arrangiamenti originali di canti per la libertà di tutto il mondo, dall’Europa al Sud America, per arrivare al Sudafrica.
Gli Ossi Duri con Marco Tardito presentano una performance in cui per la prima volta il pubblico interagisce con i musicisti. L’esigenza di coinvolgere più attivamente il pubblico durante le performance dal vivo ha portato al concepimento di una forma di conduzione dell’evento artistico “in tempo reale” affidata in parte agli spettatori. L’Istituto di Elettronica ed Ingegneria dell’Informazione del Consiglio Nazionale delle ricerche di Torino ha elaborato un sistema informatico sviluppato ad hoc che permetterà agli spettatori ,“conduttori in sala”, di controllare diversi parametri della performance operando direttamente sui propri dispositivi portatili. Spunto di partenza dello spettacolo sono Gli “Undici Solfeggi Futuristi”, scritti dal musicista futurista Francesco Balilla Pratella, arrangiati con grande estro creativo da Marco Tardito. Il tutto arricchito dalle multiproiezioni di Roberto Tibaldi, vero maestro di fotografia e dagli interventi dell’attrice Paola Roman che condurrà lo spettatore in un percorso di scoperta e approfondimento dei protagonisti del futurismo. A completare l’impatto scenico della performance le macchine sonore e i costumi creati appositamente dalla scenografa Marta Massano. L’associazione Ossi Duri, con questo progetto, ha vinto, nel 2015, il bando di concorso “Scene allo sbando” indetto dalla Fondazione San Paolo.
Thelonious Monk è un’icona della storia del jazz: osteggiato dal pubblico all’inizio della sua carriera per le sue “bizzarrie” musicali, considerato invece un nume tutelare dai musicisti che gli stavano intorno, raggiunse la fama senza mai cambiare il suo modo di suonare e comporre. La sua poetica è stata fonte di ispirazione per generazioni di musicisti e compositori, non solo in ambito jazzistico. Francesco Bearzatti, profondo conoscitore della tradizione quanto proiettato in ogni ambito stilistico della contemporaneità, con curiosità onnivora e “sprezzo del pericolo”, assecondato dal suo Tinissima Quartet, celebra il genio musicale di Monk con un progetto di adrenalina pura, in cui tutta l’energia e la potenza di famosi pezzi rock dei Led Zeppelin, Pink Floyd, Lou Reed, Michael Jackson, Police, Aerosmith, si intersecano con i famosi temi del compositore scomparso ormai più di 30 anni fa.
Guinga – compositore, cantante, chitarrista – considerato una leggenda vivente della Musica Popolare Brasiliana, Corrado Giuffredi, tra i più acclamati clarinettisti del mondo, sia in ambito classico che crossover e Stefania Tallini, pianista e compositrice dalla vena prolifica, innamorata del jazz e del folclore brasiliano, presentano “Viceversa”, il loro ultimo progetto discografico. Mondi apparentemente lontani si ritrovano in un sentire comune dove musica popolare, musica colta e jazz non rappresentano più categorie inconciliabili, ma danno vita a suggestioni sonore inaspettate. Uno spettacolo intenso, emozionante e sorprendente.
La Colours Jazz Orchestra nasce nel 2002 da un’idea di Massimo Morganti, trombonista, compositore e direttore, che riesce a coinvolgere nel progetto i migliori musicisti marchigiani. Di altissimo profilo le collaborazioni dell’orchestra, con alcuni numi tutelari della scena contemporanea: Maria Schneider, compositrice americana e figura di riferimento della scena musicale di New York, allieva di Bob Brookmeyer e assistente di Gil Evans; Kenny Wheeler, straordinario trombettista e compositore canadese recentemente scomparso, con il quale l’orchestra ha collaborato stabilmente fin dal 2003 e con il quale ha partecipato ad alcuni dei più importanti festivals musicali italiani; Ayn Inserto, giovanissima compositrice americana della scena di Boston attraverso un workshop di composizione e un concerto al teatro La Fenice di Senigallia. Notevole la produzione discografica dell’orchestra, ampia e di grande qualità.
Il talento di Max Carletti è da tempo fuori discussione: le continue idee musicali, la carica vitale, l’amore per il jazz dai primordi ad oggi, la curiosità verso tutti i tipi di musica, nonché la tecnica chitarristica, lasciano sempre l’ascoltatore senza fiato. Il trio con cui lavora da tempo contribuisce a spingere la musica nelle più diverse direzioni, con curiosità e azzardo. L’inserimento di Pietro Tonolo, figura di spicco del jazz italiano e dalle frequenti affermazioni internazionali, amplifica il potenziale espressivo del gruppo.
Il nuovo quartetto di Luigi Martinale vede la presenza di alcuni nomi illustri della scena internazionale del jazz: Cocco Cantini ai sassofoni, Yuri Goloubev al contrabbasso e Zaza Desiderio alla batteria. Martinale ha scelto musicisti dalla forte personalità lirica per dar voce alle sue composizioni originali, in cui la spiccata componente melodica è accompagnata da un sofisticato percorso armonico che rilegge in modo personale la storia del jazz.
Considerato dalla critica internazionale come uno degli innovatori dello “scat singing”, vincitore per quattro anni consecutivi del Jazzit Award (BEST Male Voice 2010/11/12/13), oggi docente di Improvvisazione Vocale presso la Venice Voice Academy di Los Angeles, il vocalist GeGè Telesforo riparte on tour in quintetto con il progetto SOUND ZERO! In attesa del nuovo lavoro discografico atteso per l’autunno, dopo la pubblicazione per Columbia Records dell’album “NU Joy” del 2013 che ha dominato a lungo le classifiche jazz su iTunes, e 60 concerti sold out del Nu Joy Tour, GeGè Telesforo torna dal vivo con nuove composizioni originali dal sound “contemporary” e classici del suo repertorio rivisitati da un organico completamente rinnovato, ritmicamente travolgente, dal sound unico.
Johnny O’Neal è la nuova stella del Jazz targato New York, il pianista e cantante infatti è l’artista più richiesto nei club Newyorkesi, dove ogni sera registra il sold out, tra le ovazioni del pubblico. La storia di Johnny non è stata molto fortunata: ritiratosi dalle scene per alcuni anni a causa di grossi problemi di salute, è tornato ora con una grande carica vitale e una nuova primavera artistica, grazie anche all’aiuto della comunità del Jazz. Il suo tour europeo lo vede impegnato in un omaggio a Frank Sinatra per i cento anni della nascita del grande cantante italo-americano.
A parte la toccante testimonianza dei Concerti Sacri scritti da Duke Ellington, raramente la musica religiosa ha trovato l’unione con il jazz. L’inglese Bob Chilcott, rinomato compositore inglese di musica corale, in anni recenti ha scritto A Little Jazz Mass, rispettosa delle cinque sezioni della tradizionale messa cantata, in lingua latina. Il suo stile è sorprendente per facilità comunicativa, sintetizzando un certo modo di intendere la popular music della seconda metà del ‘900. Luigi Martinale ha arrangiato il lavoro di Chilcott nell’intento di valorizzare il ruolo del trio jazz nell’interazione con il coro, lavorando inoltre, per questa particolare occasione, su alcuni brani della tradizione natalizia.
L’emigrazione piemontese in Francia durante lo scorso secolo è stata un fenomeno molto forte: a volte era stagionale mentre in altri casi è diventata definitiva, costellando oggi il sud francese di cognomi il più delle volte provenienti dalla provincia di Cuneo. Chi emigra, oltre alla speranza, porta sempre con sé la propria musica e i propri strumenti, andandosi poi ad integrare con cultura ed abitudini del posto.Frédéric Viale affonda le sue origini nella provincia Granda e suona la fisarmonica, strumento un tempo considerato poco jazzistico, ma molto adatto per il valse-musette francese. Oggi le influenze musicali viaggiano rapidamente e Viale ha incorporato nella sua musica anche il tango di Piazzolla e le suggestioni brasiliane, complici i suoi musicisti carioca. Un concerto fatto di colori, movimento, ricordi e curiosità per il futuro.
Paolo Fresu e Tino Tracanna suonano insieme da ben 30 anni, condividendo concerti in ogni parte del mondo e realizzazioni discografiche che hanno contraddistinto il loro percorso artistico. Entrambi musicalmente curiosi, hanno dato il loro contributo creativo ad innumerevoli situazioni musicali. Per questa occasione rivolgeranno la loro “curiosità” alle composizioni di Luigi Martinale, autore prolifico e dalla scrittura personale, in compagnia di Mauro Battisti e Paolo Franciscone, una sezione ritmica fantasiosa, attenta ad ogni dettaglio e capace di esaltare in modo personale e con grande libertà la musica affrontata.
Jazz Visions si sposta per questa occasione in un luogo di grande suggestione naturalistica, nel fitto di un bosco a 1200 metri di quota. Sul palco salirà il Perico Sambeat Italian Quartet, la nuova formazione del celebre sassofonista iberico. Compositore e sassofonista energico e raffinato, Sambeat dà vita, insieme all’affiatata ritmica italiana di Daniele Gorgone, Massimiliano Rolff e Carlo Battisti, ad un evento musicale che affonda le sue radici nel vero jazz di New York, riuscendo nel contempo a sorvolare con straordinaria intensità anche territori contrassegnati da forti impronte latino-americane, hip-hop ed eurojazz. In repertorio i brani del loro nuovo cd “Mira Qui Parla”, pubblicato da BlueArt Records, molti dei quali a firma dello stesso Sambeat, dove ritmi e forme complesse si susseguono con straordinaria eleganza in un filo diretto con il pubblico.
Nathaniel Cole, detto “King”, per via della sua voce unica e del virtuosismo pianistico, resta ancor oggi, ad oltre 40 anni dalla morte, un punto di riferimento nel patrimonio musicale internazionale. Ha influenzato generazioni di cantanti e strumentisti a partire da George Benson, Ahmad Jamal, Oscar Peterson, fino ad artisti contemporanei quali Diana Krall, Jamie Cullum e Norah Jones. Da oltre vent’anni la vocalist afroamericana Adrienne West presenta sui palcoscenici di tutto il mondo uno spettacolo che rappresenta un vero e proprio Tributo all’arte del “Re” Cole, non solo omaggiando la sua musica, ma illustrando i vari momenti culminanti della carriera di questo grande artista, uno show che conquista sia l’ascoltatore più attento sia il neofita che per la prima volta si accosta al jazz.
Lo spettacolo “Bix Factor”, che si avvale di un gruppo straordinario, già nell’ironia del titolo ammicca in modo divertito ad un mito degli anni ‘30, Bix Beiderbecke e a tutto il mondo che lo circondava. Ottolini e i suoi musicisti puntano la bussola verso il jazz di New Orleans, tenendo il timone della nave con libertà, spregiudicatezza nell’evitare il revival fine a se stesso, innervando le radici della musica afroamericana con freschezza e senso del divertimento. Mauro Ottolini è un polistrumentista e la sua musica è polistilistica. L’uso del mutevole trombone con le sue sordine, della saettante slide trumpet, del corposo quanto agile sousaphone lo ispira nel generare brani che esprimono una personalità complessa, frutto di una storia personale che comprende musica classica e operistica, popolare, jazz e afroamericana, producendo una musica che travalica frontiere stilistiche, geografiche e temporali.
Col suo nuovo quintetto, Riccardo Arrighini riesce a coniugare sonorità e stili provenienti da ogni parte del mondo: un lavoro su diversi linguaggi espressivi, la musica etnica, il pop e la musica classica, tenuti insieme dal grande amore per il jazz, inteso come musica meticcia che si guarda costantemente intorno per rinnovarsi. Un repertorio di brani originali composti ripensando a vent’anni di incontri musicali e umani.
L’idea di affrontare il repertorio di Miles Davis affonda le radici nelle fredde notti invernali di molti anni fa, quando quattro giovani musicisti, stipati dentro un’auto con i vetri appannati, condividevano il proposito di costruire insieme un grande gruppo, inseguendo mille sogni e cento idee sulla musica e sulla vita, con il sottofondo continuo della musica di Miles. Daniele Malvisi ha concretizzato questo sogno, operando sulla musica del grande trombettista tenendosi intelligentemente distante da ingombranti paragoni, lavorando su una strumentazione originale che vede la presenza di due differenti chitarre, alla ricerca di una sonorità creativa e non soltanto imitativa. Si dedica allo studio del jazz prima da autodidatta e in seguito frequentando i seminari di Siena Jazz ed i “Corsi di Alta Qualificazione Professionale della C.E.E.”; conseguendo il diploma nel 1997, ha la possibilità di partecipare alle lezioni tenute dai migliori insegnanti italiani. Consegue il diploma di sassofono nel 1999 e quello in Jazz nel 2001. La sua totale apertura e disponibilità a confrontarsi con diversi generi e stili musicali gli ha permesso negli anni di condividere il palco in vari festival e rassegne, sia in Italia che all’estero, con molti musicisti di altissimo livello, tra questi: Paolo Fresu, Danilo Rea, Fabrizio Bosso, Pietro Tonolo, Bruno Tommaso, Stefano Battaglia, Paolo Damiani, Gabin Dabirè, Locquà Kanza, Peter Erskine, James Newton, Al di Meola, William Parker, John Taylor, Palle Danielsson, Manù Katchè, Dominick Miller, Pino Palladino e molti altri. Ha all’attivo una produzione discografica di oltre 35 titoli come sideman e 5 titoli a proprio nome.
A volte tradizioni popolari distanti tra loro geograficamente hanno molti inaspettati punti di contatto, frutto di migrazioni e scambi di idee e di uomini. Il viaggio percorso da Giuliana Soscia e Pino Jodice ha come capolinea la musica popolare campana di Roberto De Simone e il tango argentino impersonato da Astor Piazzolla, attraverso composizioni originali che contemplano i panorami del jazz. Uno spettacolo impregnato di passione e creatività, ammirato dal pubblico e dalla critica più esigente.
Un concerto interamente dedicato al grande pianista francese Michel Petrucciani, musicista dalla forte carica comunicativa, asceso prepotentemente all’Olimpo dei più grandi jazzisti del mondo, dotato di straordinaria tecnica, eleganza e creatività a dispetto di un importante problema fisico presente fin dalla nascita. Petrucciani, scomparso improvvisamente nel 1999, ha lasciato un grande vuoto tra il pubblico che lo adorava e tra i musicisti che ammiravano il suo talento. Il quartetto del sassofonista italoaustraliano Tommaso Starace rende omaggio a questa straordinaria figura con “Simply Marvellous!”, album pubblicato dalla prestigiosa etichetta EmArcy. Il Tommaso Starace Quartet ha recentemente vinto il prestigioso Barga Jazz Contest 2012 e partecipato al Marsden Jazz Festival, al London Jazz Festival e all’International Providencia Jazz Festival di Santiago del Cile.
Ascoltare Fabrizio Bosso costituisce un’esperienza unica: energia, musicalità, fantasia, controllo tecnico impressionante, sono gli ingredienti della sua arte e il risultato di una capacità comunicativa fuori dal comune. Una scrittura personale e l’amore per la tradizione, affrontata con la curiosità del futuro, costituiscono da sempre l’impronta del trio di Luigi Martinale. La comune visione stilistica del gruppo sarà esaltata dall’ambiente assolutamente unico delle Officine Giletta, trasformate per l’occasione, ancora una volta, con lungimiranza visionaria, in sala da concerto.
Appuntamento d’eccezione per l’apertura della stagione 2012 di Jazz Visions. Sulla scena la cantante parigina Anne Ducros, definita la “Ella Fitzgerald bianca” da “Le Journal du Dimanche”. Al di là della tecnica virtuosistica e di una musicalità senza difetti, quello che la vocalist, molto popolare in terra francese, rivela sulla scena è un talento speciale nel rapporto con il pubblico, che fa di ogni esibizione una vera e propria occasione per partecipare insieme con lei ad un evento intimo e intenso, frutto di sensualità, buongusto, senso dello swing (nella grande tradizione di Sarah Vaughan ed Ella Fitzgerald) e dell’improvvisazione, dello spettacolo: con un irresistibile senso dello humor.
“In Sicilia… una Suite” è il titolo dello spettacolo e del nuovo lavoro discografico di Giovanni Mazzarino. È un tributo alle tante risorse di un’isola meravigliosa quale è la Sicilia, che vive molte contraddizioni ma è fortemente amata dal suo popolo che, con essa, ha un rapporto quasi fisico. Lo spettacolo è anche un percorso segnato dalle immagini fermate dal fotografo Pino Ninfa: dal mare di Scoglitti alle Eolie, al fascino di Ibla e Ganzirri, dalla potenza dell’Etna alla festa di Sant’ Agata, dalla bellezza di Piazza Armerina ai salotti di Ortigia, Taormina e Noto. Una suite d’immagini e di musica originale, un ascolto senza interruzioni per sentirsi protagonisti di un viaggio, di questo viaggio; un ascolto supportato dalle immagini per seguire il percorso osservandolo nella sua forza.
Sempre attento nella scelta dei compagni di viaggio, anche questa volta Pareti non sbaglia. Una front line da sogno, composta da Francesco Bearzatti, votato dalla Académie du Jazz Français “Miglior Musicista Jazz Europeo 2011” e dalla rivista “Musica Jazz” “Miglior Sassofonista Italiano” nella classifica Top Jazz 2011, e dall’imprevedibile Mauro Ottolini. Da vero leader, Pareti rimane in cabina di regia e, insieme alla complicità di Paoli, guida un quartetto tellurico dove soli mozzafiato, ironia, sberleffi e un lirismo struggente danno vita a un caleidoscopio di suoni e soluzioni timbriche, ad un’anarchia ordinata di riffs e colori che affascina e trascina l’ascoltatore. Quattro poetici guastatori che …ruggiscono alla nostra porta.
Presentare Tullio De Piscopo è forse inutile, vista la sua enorme popolarità legata a brani di successo (uno per tutti Andamento Lento) che hanno raggiunto il grande pubblico. Molti però forse non sanno che dietro allo show man della musica pop si cela uno dei più stimati batteristi jazz italiani, la cui carriera è contraddistinta da collaborazioni illustri e partecipazioni a gruppi che hanno fatto la storia del jazz italiano. Ed ecco che quando le sue bacchette si dedicano alla grande via del jazz emerge prepotente l’amore per l’hard bop sanguigno e travolgente, affrontato con un talento fatto di grande capacità comunicativa e raffinata tecnica strumentale, accompagnato da un gruppo di musicisti dalla solida esperienza.
Questo progetto, commissionato dal “Bergamo Musica Festival” e sfociato nella registrazione di un doppio cd prodotto dalla “Società del Quartetto” di Bergamo, mira alla ricerca di un punto d’incontro fra la grande tradizione popolare del melodramma e la spettacolarità della prassi d’improvvisazione, nella prospettiva di disgregare e ricomporre i due piani linguistici e formali. La proiezione, inoltre, del film di Charlie Chaplin attiva un ulteriore corto circuito lessicale fra tre forme espressive ben distinte in origine. Il Trio Bombardieri, Piazzalunga, Bertoli si rivela particolarmente adatto alla raffinatezza dell’esperimento: la provenienza eterogenea dei musicisti coinvolti permette l’esplorazione d’un inedito terreno d’incontro, d’un ambiente estetico originale e interessante. Le notevolissime qualità tecniche dei tre esecutori consentirà il resto.
Errante è il nuovo lavoro discografico di Stefano “Cocco” Cantini. Al confine di differenti generi musicali, quali il jazz, il pop, la musica etnica, la musica pone in costante evidenza la componente melodica, sempre integrata in un tessuto armonico- ritmico molto raffinato. Una frequentazione di più generi che risulta essere una risorsa musicale, più che un vezzo intellettuale. È quasi un manifesto di una poetica propria, specifica che Cantini, tappa dopo tappa, definisce ed arricchisce.
La potenza espressiva di un sestetto, con una front line di tre illustri solisti della scena nazionale italiana, supportati da una sezione ritmica solida e fantasiosa, è la principale caratteristica del nuovo gruppo di Luigi Martinale, che, con una serie di nuove composizioni originali, firma una produzione originale per Jazz Visions. Un gruppo di musicisti che macina groove trascinanti, collettivi dal forte impatto emozionale, oasi di lirismo poetico, con una scrittura contemporanea radicata nella più pura tradizione jazzistica.
I Ceux Qui Marchent Debout, molto conosciuti e amati dal pubblico francese, hanno reinventato il concetto di street brass band con un contagioso mix di jazz, funk, ska, soul, insieme a una fusione di ritmi africani e caraibici. Per la prima volta in Italia propongono uno spettacolo trascinante e coinvolgente, un melting-pot sonoro fatto di dinamismo e divertimento.